giovedì 18 luglio 2013

Visa, finally

Eccomi, appena tornata da Milano!

Sono andata in treno con Alice, un'altra ragazza del mio centro locale, partendo alle 8.40 e arrivando alle dieci e mezza. Da coraggiose ci inoltriamo nella caotica capitale della finanza senza cartina e andiamo sempre dritto, unica certezza che avevamo per raggiungere il consolato. Individuato il consolato ci avviamo per Piazza Duomo, che di fatto non raggiungiamo perché veniamo ammaliate dalle scritte a caratteri cubitali "SALDI" nelle vetrine di H&M. Facciamo shopping (io ho comprato una camicetta bianca a pois rosa) e poi andiamo a prendere un trancio di pizza in un take away vicino al consolato, dopodiché ci avviamo e incontriamo i due volontari di Intercultura, che ci spiegano tutto quello che dovevamo fare. Non avendo persone che possano tenerci le borse dobbiamo lasciarle al bar a fianco, che approfittandone fa pagare 5 euro a borsa (furboni!), poi ci mettiamo in fila con gli altri con le nostre belle cartellette contenenti il passaporto e la ricevuta di pagamento della tassa consolare. In preda all'ansia facciamo amicizia con dei simpatici ragazzi di Trento, con cui abbiamo condiviso gli snervanti minuti di attesa, dopodiché arriva il nostro turno. Entro, deposito il cellulare in un mini-armadietto carinissimo e vado agli sportelli. La procedura è divisa in fasi, ogni fase uno sportello. Nel primo consegni il passaporto, nel secondo ti prendono le impronte digitali e nel terzo fai il colloquio. Ad alcuni è capitato in italiano, a me invece in inglese, ma non è stato niente di difficile. La tipa era gentilissima, mi ha semplicemente chiesto dove vado e dove mi piacerebbe andare (dato che ovviamente non so ancora nulla della famiglia), nient'altro!
Quando sono uscita mi sono sentita liberata di un peso enorme, perché essendo io una persona generalmente ansiosa ho passato l'ora di attesa in preda al panico per la paura di aver sbagliato qualcosa con i documenti. Vi giuro stavo impazzendo, ma per fortuna è andato tutto bene.
Uscite dal consolato ci dirigiamo col cuore più leggero all'Abercrombie, tappa fondamentale. Va be' sui modelli non c'è granché da dire, anche perché quando li vedi ti manca il fiato, ma gente i prezzi dei vestiti sono allucinanti! Insomma guardo guardo ma alla fine non ho comprato niente ahaha.
Non facciamo in tempo a prendere il gelato da Grom e quindi torniamo in stazione, calcolando male i tempi perché le distanze a Milano sono moltiplicate per mille, non sto scherzando, quindi arriviamo appena in tempo per prendere il treno delle 16.25, esauste per l'afa.

Questa insomma è stata la giornata a Milano, e ora sto cercando disperatamente di contattare il proprietario della villa dove farò la festa domani perché oggi il mio amico che mi aiuta a organizzare è andato a prendere le chiavi, come d'accordo, ma non ha trovato nessuno, quindi siamo senza chiavi. Beneeee

L'altra sera invece c'è stata la cena di bentornato/buon viaggio, ed è stato molto bello perché ho potuto rivedere la maggior parte dei ragazzi che partono e abbiamo sentito le esperienze di quelli che sono tornati, e ho potuto anche salutare i volontari. Se non ci fosse stata l'afa asfissiante sarebbe andata ancora meglio.

Be', che altro posso dire? Tornando a casa mia mamma mi dice distrattamente: "Ah sì ti è arrivata una mail di Intercultura", al che io comincio a emozionarmi e le chiedo "Cosa diceva??". "Eh parlava delle date di partenza..." e io immagino che fosse la convocazione, quindi le chiedo cosa diceva di specifico e lei mi fa "Dice che ci sono tre date di partenza". Ecco, sfumata l'esaltazione. Mammina bricconcella, quante volte ti devo dire di non spacciare le mail di Intercultura per cose importanti se non dicono niente sulla famiglia o sulla data di partenza?

Va be', fine dell'aggiornamento. Ciao belli!
Lavinia

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