venerdì 7 marzo 2014

Seven months in North Carolina

Non starò qui per l'ennesima volta a ripetere quanto il tempo voli. I mesi stanno passando sempre più velocemente, e mi sembra incredibile che fra tre mesi e tre settimane sarò a casa. Mi sembra incredibile che l'ultima volta che ho visto la mia famiglia e i miei amici sia stata sette mesi fa, ancora non me ne rendo conto.
Qui in North Carolina mi sento a casa, e questa vita parallela la sento sempre più mia. Scuola fino alle 4, prove del musical, cena, compiti e letto. Non è certo come la mia vita in Italia, ma è la vita degli adolescenti americani.
Ho però un continuo senso di colpa, che non mi lascia vivere la mia esperienza serenamente, e questo senso di colpa è dovuto al fatto che, se penso che a giugno tornerò a casa, non sono affatto triste.
Ovviamente sarà dura lasciare la mia host family, la mia scuola e i miei amici, ma come potrei essere triste di tornare dalla mia famiglia, da una classe fantastica, da una compagnia di matti e dalle migliori amiche che si possano avere?
Il problema è che una parte di me è convinta che, se non sono triste di tornare a casa, significa che non ho avuto una bella esperienza. E io ci provo a convincermi che non è vero, ma è più forte di me.
Molte volte penso che non sto avendo una brutta esperienza; solo, non sto vivendo l'esperienza che mi aspettavo. Mi aspettavo di uscire sempre, di trovare amici fantastici, e non è successo. Ma questo è perché mi ero posta aspettative troppo alte, e ho sbagliato.

Gosh, voglio scrivere così tante cose ma il video di Edgar Allan Poe a English class mi distrae.

Due ragazzi del giornalino scolastico sono appena entrati in classe e hanno chiesto se qualcuno vuole iscriversi per l'anno prossimo, dato che l'anno sta finendo. Dio, che sensazione stranissima.

Ok, ora riprendo con le riflessioni.

Ovviamente, a scuola ho conosciuto anche persone che mi mancheranno e non vorrei lasciare, soprattutto perché so per certo che ci perderemo di vista. Io tornerò in Italia, loro avranno l'ultimo anno e poi andranno al college, e si perderanno di vista pure tra di loro. Ognuno prenderà la sua strada, e non ho costruito con nessuno quel tipo di amicizia che si protrae negli anni.
Ci sono anche persone che non mi piacciono ma con cui parlo solo perché non mi trovo in Italia e non ho i miei amici, e altre che penso non riuscirò mai a decifrare. Quando mancavano 200 giorni al mio ritorno, stavo chattando con Landon e mi fa "Nooo in just 200 days you gotta back! I don't want our little Lavi to go back!" e poi a scuola chi lo vede mai. Bah, so' strani 'sti americani!
Qualche giorno fa, però, stavo pensando ai giorni prima che partissi. Ricordo il panico e la paura di non riuscire ad abituarmi a una nuova vita, ma sinceramente me ne ricordo solo perché ho riletto il blog. Se ci penso ora, tutte quelle paure mi sembrano quasi sciocche, dico quasi perché in realtà non lo sono affatto. E la disperazione della prima settimana, quando mi vedevo davanti dieci, lunghissimi mesi e tutto quello che volevo era tornare in Italia. Sarò sincera, non vorrei ripetere tutto. O meglio, magari vorrei, ma non il primo mese, quando a scuola non conoscevo nessuno. Ora è bello avere tante persone che mi salutano e parlano con me.
Questi sette mesi, dunque, sono passati velocemente, e il mio obiettivo è di godermi questi ultimi tre mesi e mezzo.

Lavinia

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