venerdì 7 febbraio 2014

Sei mesi. Wow.

Non voglio essere ripetitiva, perciò non scriverò un post per i sei mesi parlando di come abbia trascorso l'ultimo mese, anche perché è andato benissimo. Mi limiterò a dire che ancora non mi sembra vero di essere qua da sei mesi. Cioè sei mesi sono mezzo anno, è tanto. Ma allo stesso tempo è passato davvero velocemente.
L'ispirazione per questo post mi è venuta leggendo il blog di Giada in Pennsylvania, che qualche settimana fa ha scritto un bellissimo post elencando tutte le cose che le mancano dell'Italia. Ho pensato di farlo anch'io, mi sembra importante dal momento che prima di partire odiavo l'Italia con tutta me stessa e vedevo gli Stati Uniti come il paradiso in terra.
Magari alcuni exchange students hanno davvero trovato il loro paradiso, ma io non sono tra quelli. Prima di partire ero sicura di voler venire a vivere negli States dopo il liceo, ma vivendo qua ho realizzato che il mio posto non è questo. Magari non lo è neanche l'Italia, ma sono piuttosto sicura che sarà in Europa. Preferisco di gran lunga la mentalità europea a quella americana.
Tuttavia, questo post non è per elencare i difetti degli Stati Uniti, ma per parlare di ciò che mi manca dell'Italia e di Verona.

Mi manca svegliarmi la mattina, andare in cucina e trovare mia nonna che mi prepara il caffè, del vero caffè in tazzina. Mi manca andare a scuola e trovare i miei amici, perché anche se la scuola italiana è da suicidio è meglio avere i propri compagni di classe anziché persone diverse ogni ora che non parlano con nessuno perché non si conoscono, oppure gruppetti di gente che si conosce dalla prima elementare e in cui è praticamente impossibile inserirsi. Ridere come una pazza durante la lezione di tedesco con la Sara e la Je (anzi durante tutte le lezioni). Chiacchierare durante le lunghissime cinque ore di lezione. Fare merenda alle 10.45, magari andare alle macchinette o dalla paninara, facendo le corse per trovare la pizzetta coi wurstel. Uscire all'una e prendere quei maledetti autobus, ormai con calma dato che per i primi due anni abbiamo corso come pazze per arrivare a casa prima ma ora non ce ne frega più. Gioire con la Cate quelle due volte in tutto l'anno in cui riusciamo a prendere il Molini e fare a meno di farci il pezzo di strada a piedi. Arrivare a casa e trovare il pranzo pronto preparato da mia nonna, non un packed lunch. Avere un po' di tempo libero nel pomeriggio nonostante i compiti (anche se sarà impossibile l'anno prossimo) e organizzare qualcosa da fare pur di non rimanere in casa, anche se non è il weekend. Trovarmi coi butei in piazza e andare a fare aperitivo da qualche parte, oppure rimanere lì sulle panchine a chiacchierare.
Mi manca prendere il mio motorino e andare al parco nuovo la sera, oppure andare in centro e fare aperitivo con la classe al Bar Bra, con spritz e patatine. O se siamo solo "quelle di San Michele", trovarsi al Kappa con la Giulia, la Monni, la Cate, la Sofi e la Vale e bere lo spritz o il caffè e raccontarcela fino alle sette.
Mi manca passeggiare per il centro di Verona con mia mamma nei weekend, o le nostre serate al cinema e poi da McDonald's. Andare a mangiare da mia zia e giocare con i miei cugini, anche se in meno di due ore finiamo sempre per litigare. Andare allo stadio il sabato pomeriggio con mio zio, e commentare la partita minuto per minuto con la Chiara.
Mi manca mia nonna, che anche se ormai posso prepararmi il pranzo da sola me lo prepara comunque lei, perché non significa viziare, significa voler bene. Mi manca il fatto che se non c'è nessuno a casa si preoccupi comunque di lasciarmi qualcosa da scaldare al microonde.
Mi mancano le assemblee di classe, che finiscono sempre con litigate ma anche tante risate. I bigliettini preparati a regola d'arte per le verifiche impossibili. Fare le verifiche in comunità. Fare ritardo tutti insieme e fare colazione al bar in centro. Andare agli help di mate e fisica per prepararsi per la verifica. Ascoltare le lezioni di filosofia del Carce. Dare soprannomi ai professori. Prendere un bel voto e sentirsi orgogliosi, perché qua prendere un bel voto non è così difficile e quindi non c'è gusto.
Mi manca avere la possibilità di uscire quando voglio e mandare un semplice messaggio a mia mamma per avvertirla. Uscire da scuola ed essere già in centro. Mi manca fare qualcosa che non sia cinema, fast food o centro commerciale.
Mi mancano i sabati sera in discoteca, andare all'Alter, al Berfi's o alla Teca con la classe, con i nostri preserata prima di entrare. Mi mancano le serate al Campus, le feste come se non ci fosse un domani senza aver paura di essere arrestati. 

Alla fine sono contenta di essere cresciuta in Italia, sono fiera della mia cultura. Non vorrei mai essere cresciuta qui, da adolescente americana. Mi dispiace, ma è la mia opinione. E non vuol dire che non mi piaccia stare qui, significa solo esprimere la propria opinione nei confronti di queste due culture. Sono contenta di essere venuta qui, altrimenti avrei continuato a considerare gli Stati Uniti come il paese perfetto, mentre ora ho avuto modo di conoscere i suoi pregi, ma anche i suoi difetti. In ogni caso adoro il North Carolina, e ora è come la mia seconda casa.
Vi lascio con questa canzone, a dir poco stupenda.


Lavinia

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